La Bibbia

Genesi 31

Genesi

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Capitolo 32

1


 

  Alla mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e le figlie e li benedisse. Poi partì e ritornò a casa.  

 

 

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2


 

  Mentre Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero incontro gli angeli di Dio.  

 

 

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3


 

  Giacobbe al vederli disse: «Questo è l'accampamento di Dio» e chiamò quel luogo Macanaim.  

 

 

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4


 

  Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom.  

 

 

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5


 

  Diede loro questo comando: «Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad ora.  

 

 

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6


 

  Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e schiave. Ho mandato ad informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi occhi».  

 

 

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7


 

  I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: «Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini».  

 

 

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8


 

  Giacobbe si spaventò molto e si sentì angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli.  

 

 

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9


 

  Pensò infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento e lo batte, l'altro accampamento si salverà».  

 

 

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10


 

  Poi Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene,  

 

 

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11


 

  io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti.  

 

 

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12


 

  Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini!  

 

 

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13


 

  Eppure tu hai detto: Ti farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto numerosa che non si può contare».  

 

 

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14


 

  Giacobbe rimase in quel luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra mano, di che fare un dono al fratello Esaù:  

 

 

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15


 

  duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni,  

 

 

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16


 

  trenta cammelle allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli.  

 

 

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17


 

  Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi separatamente e disse loro: «Passate davanti a me e lasciate un certo spazio tra un branco e l'altro».  

 

 

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18


 

  Diede questo ordine al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti?,  

 

 

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19


 

  tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe: è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue».  

 

 

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20


 

  Lo stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo troverete;  

 

 

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21


 

  gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue». Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza».  

 

 

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22


 

  Così il dono passò prima di lui, mentr'egli trascorse quella notte nell'accampamento.  

 

 

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23


 

  Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.  

 

 

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24


 

  Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi.  

 

 

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25


 

  Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora.  

 

 

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26


 

  Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.  

 

 

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27


 

  Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!».  

 

 

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28


 

  Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe».  

 

 

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29


 

  Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!».  

 

 

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30


 

  Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse.  

 

 

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31


 

  Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».  

 

 

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32


 

  Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca.  

 

 

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33


 

  Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.  

 

 

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Genesi 33

 

 

 

 

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