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Sapienza 14

Sapienza

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Capitolo 15

1


 

  Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole del mare, a Simone sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei e a tutto il popolo,  

 

 

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2


 

  il cui contenuto era del seguente tenore: «Il re Antioco a Simone sommo sacerdote ed etnarca e al popolo dei Giudei salute.  

 

 

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3


 

  Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti del regno dei nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno, per ricostruirlo com'era prima; ho reclutato un esercito ingente di mercenari e allestito navi da guerra.  

 

 

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4


 

  E' mia volontà sbarcare nella regione, per punire coloro che hanno rovinato il nostro paese e desolato molte città nel mio regno.  

 

 

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5


 

  Ora ti confermo tutte le esenzioni che ti hanno concesse i re miei predecessori, e tutti gli altri esoneri dai doni.  

 

 

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  Ti concedo di batter moneta propria con corso legale al tuo paese;  

 

 

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7


 

  Gerusalemme e il suo santuario siano liberi; tutti gli armamenti che hai preparato e le fortezze che hai costruite e occupi, restino in tuo possesso.  

 

 

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8


 

  Quanto devi al re e i debiti che potrai avere verso il re in avvenire da ora e sempre ti sono rimessi.  

 

 

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9


 

  Quando poi avremo preso possesso del nostro regno, onoreremo te, il tuo popolo e il tempio con grandi onori, così da render chiara la vostra gloria in tutta la terra».  

 

 

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10


 

  Nell'anno centosettantaquattro Antioco entrò nella terra dei suoi padri e si schierarono con lui tutte le milizie, così che pochi rimasero con Trifone.  

 

 

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11


 

  Antioco si diede ad inseguirlo e quegli dovette fuggire e venne fino a Dora situata sul mare,  

 

 

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12


 

  perché vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le truppe lo abbandonavano.  

 

 

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13


 

  Antioco pose il campo contro Dora, avendo con sé centoventimila armati e ottomila cavalli.  

 

 

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14


 

  Egli circondò la città mentre le navi attaccarono dal mare; fece così pressione contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando più entrare né uscire nessuno. con i Romani  

 

 

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15


 

  Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suo compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano:  

 

 

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  «Lucio console dei Romani al re Tolomeo salute.  

 

 

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17


 

  Gli anziani dei Giudei sono giunti a noi come amici nostri e alleati, a rinnovare l'antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo sacerdote e dal popolo dei Giudei.  

 

 

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18


 

  Essi hanno portato uno scudo d'oro di mille mine.  

 

 

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19


 

  E' piaciuto a noi di scrivere ai re dei vari paesi, perché non procurino loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla loro regione, né prestino alleanza a chi entri in guerra con loro.  

 

 

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20


 

  Ci è parso bene accettare da essi lo scudo.  

 

 

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21


 

  Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, perché ne faccia giustizia secondo la loro legge».  

 

 

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22


 

  Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Attalo, ad Ariarate e Arsace  

 

 

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23


 

  e a tutti i paesi: a Sampsame, agli Spartani, a Delo, a Mindo, a Sicione, alla Caria, a Samo, alla Pamfilia, alla Lidia, ad Alicarnasso, a Rodi, a Faselide, a Coo, a Side, ad Arado, a Gortina, a Cnido, a Cipro e a Cirene.  

 

 

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24


 

  Copia di queste lettere avevano trascritto per Simone sommo sacerdote.  

 

 

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25


 

  Antioco dunque teneva il campo contro Dora da due giorni, lanciando continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine; aveva precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare.  

 

 

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26


 

  Simone gli inviò duemila uomini scelti per combattere al suo fianco e insieme argento, oro e molti equipaggiamenti.  

 

 

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27


 

  Ma Antioco non volle accettare niente, anzi ritirò quanto aveva prima concesso a Simone e si inimicò con lui.  

 

 

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28


 

  Poi gli inviò Atenobio, uno dei suoi amici, a trattare con lui in questi termini: «Voi occupate Giaffa, Ghezer e l'Acra in Gerusalemme, tutte città del mio regno.  

 

 

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29


 

  Avete devastato il loro territorio e avete causato rovina grande nel paese e vi siete impadroniti di molte località nel mio regno.  

 

 

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30


 

  Ora, consegnate le città che avete occupate, insieme con i tributi delle località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della Giudea,  

 

 

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31


 

  oppure date in sostituzione cinquecento talenti d'argento e, in compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra».  

 

 

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32


 

  Atenobio, l'amico del re, si recò in Gerusalemme e vide la gloria di Simone, il vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande fasto, e ne rimase meravigliato; poi gli riferì le parole del re.  

 

 

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33


 

  Simone gli rispose: «Non abbiamo occupato terra straniera né ci siamo impossessati di beni altrui ma dell'eredità dei nostri padri, che fu posseduta dai nostri nemici senza alcun diritto nel tempo passato.  

 

 

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34


 

  Noi, avendone avuta l'opportunità, abbiamo ricuperato l'eredità dei nostri padri.  

 

 

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35


 

  Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse causarono rovina grande nel nostro paese: per esse daremo cento talenti».  

 

 

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36


 

  Atenobio non gli rispose parola, ma tornò indispettito presso il re, al quale riferì quelle parole e la gloria di Simone e quanto aveva visto. Il re si adirò furiosamente.  

 

 

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37


 

  Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosia.  

 

 

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38


 

  Il re allora nominò Cendebèo primo stratega della zona litoranea e mise al suo comando forze di fanteria e cavalleria.  

 

 

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39


 

  Poi gli ordinò di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò di ricostruire Cedron, rinforzando le porte, e di iniziare la guerra contro il popolo. Il re intanto continuò la caccia a Trifone.  

 

 

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40


 

  Cendebèo si recò a Iamnia e cominciò a molestare il popolo, a invadere la Giudea, a far prigionieri tra il popolo e metterli a morte.  

 

 

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41


 

  Egli ricostruì Cedron e vi dispose la cavalleria e la truppa perché potessero uscire e battere le strade della Giudea, come gli aveva ordinato il re.  

 

 

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Sapienza 16

 

 

 

 

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